giovedì 2 luglio 2015

Il primo studio sulla comunicazione animale

1- Darwin

Il primo studio sistematico sulla comunicazione animale risale a Charles Darwin (1809-1882). Nel 1859 Darwin aveva pubblicato "L'origine della specie", l'opera rivoluzionaria in cui esponeva la teoria biologica dell'evoluzione. A poco più di dieci anni di distanza, nel 1872 usci "l'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali". Mettendo assieme osservazioni personali, racconti di guardiani di zoo, resoconti di esploratori e missionari, Darwin portava avanti un'analisi accurata di come comunicano le emozioni gli animali e gli uomini. L'impostazione di fondo era già quella dell'etologia, che sarebbe nata solo nella prima metà del'900: l'espressione delle emozioni veniva inquadrata nell'evoluzione, di ciascun segnale si cercava di capire il significato funzionale nell'adattamento all'ambiente.
Lo studio di Darwin è pioneristico. Suggerisce però l'idea che gli animali comunichino essenzialmente per esprimere emozioni, cioè per manifestare all'esterno stati interiori di rabbia, paura, dolore, gioia, sorpresa, ecc. In realtà le ricerche successive hanno mostrato che la comunicazione animale è molto complessa ed ha un'incredibile varietà di contenuti e di modalità.

2-Le api e le fonti di cibo




Il primo poderoso lavoro sperimentale sulla comunicazione animale si devo allo zoologo austriaco Karl von Frisch.
Una colonia di api domestiche è formata da alcune decine di migliaia di individui, la maggior parte dei quali sono operaie che passano il tempo a raccogliere nettare e polline tutt'intorno all'alveare su una superficie di circa 100 chilometri quadrati. Queste api setacciano il territorio con grande efficienza, tanto che in un anno riescono a raccogliere, tra polline e nettare, una cinquantina di chilogrammi di materiale nutritizio. Le api difficilmente potrebbero raggiungere un risultato simile procedendo a caso. E' stato calcolato che solo per trasportare il materiale raccolto occorrono oltre quattro milioni di viaggi di circa quattro chilometri ciascuno. Se ai viaggi fruttuosi dovessero aggiungersene troppi a vuoto, l'impresa risulterebbe impossibile. Le api riescono perché hanno un sistema di perlustrazione del territorio che rende più efficiente la raccolta di cibo: alcune operaie - dette bottinatrici- vanno in esplorazione a individuare fonti di cibo e, tornate all'alveare, reclutano altre api per la raccolta. Per reclutare altre la bottinatrice in qualche modo deve metterle al corrente dell'avvistamento. Ma come comunica? E di che cosa informa esattamente le altre ?
Per chiarire come e che cosa comunicano le bottinatrici von Frisch condusse una serie di esperimenti nei quali collocava a una certa distanza dell'alveare ciotole con soluzioni zuccherine, quando arrivava una bottinatrice con una macchiolina di colore e poi la seguiva e poi la seguiva per andare a vedere che cosa accadeva nell'alveare al suo ritorno. Ha scoperto cosi che le api utilizzano due sistemi di comunicazione.
Se la fonte è vicina, la bottinatrice esegue la danza circolare: gira ripetutamente in cerchio ora in senso orario, ora in senso antiorario. Il tipico movimento circolare indica che il cibo è vicino e l'intensità della danza segnala quanto è ricca la fonte. Nell'alveare è buio e le altre api non vedono la danza, ma seguendo da vicino la bottinatrice possono ricostruire il percorso che fa e avvertire dalle vibrazioni il vigore con cui danza. La bottinatrice offre anche alle compagne un assaggio, dal quale si può riconoscere il tipo di cibo, e ha addosso l'odore dei fiori dove ha trovato il cibo, cosa che può aiutare a rintracciare il posto. Siccome la fonte è vicina, non occorrono indicazioni più precise circa la sua collocazione: uscite dall'alveare, le api reclutate la raggiungono senza difficoltà. Le più esperte, regolandosi in base all'assaggio e all'odore dei fiori, vanno dritte verso il posto avvistato. Le meno esperte si accodano alle più esperte.
Quando la fonte è lontana, l'ape bottinatrice ricorre alla danza dell'addome, che fornisce informazioni dettagliate sulla direzione da prendere e sulla distanza da percorrere. Percorrendo il tratto rettilineo indica la direzione. L'ape scodinzola vistosamente. Quando l'ape danza fuori dell'alveare prende come riferimento la direzione del sole. Quando, come di regola, la danza si svolge su una parete dentro l'alveare, la linea del sole è sostituita dalla verticale, La distanza della fonte di cibo è indicata dal tempo che l'ape impiega a percorrere il tratto rettilineo: più tempo impiega, più il cibo è lontano. Come accade nella danza dell'addome le altre api possono ricostruire la danza anche al buio perché si avvicinano alla danzatrice e la seguono. Per valutare la durata del movimento lineare sono aiutate da un segnale acustico: la danzatrice, non appena inizio il tratto rettilineo, comincia a emettere un caratteristico ronzio, che interrompe subito tornando alla traiettoria circolare. Anche la danza dell'addome ci sono l'assaggio e la trasmissione di odori tipici dei fiori del posto e l'intensità dello scodinzolamento reca informazioni sulla ricchezza della fonte .




Da Psicologia Oggi di Adele Bianchi e Parisio Di Giovanni

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